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Non è facile per me spiegare il significato della parola adozione. È fatta di tante sfumature di emozioni contrastanti, di incontri inaspettati, di scoperte inimmaginabili e bisogno di accettare quello che a prima vista sembra inaccettabile.

Oggi vorrei provare a descrivere l’adozione partendo dalle 8 lettere che la compongono, che sembrano scelte con cura per spiegarne la sua complessità, ed hanno una certa melodia che le accompagna: A.D.O.Z.I.O.N.E.

A: amore

Sicuramente alla base dell’adozione c’è l’amore, nelle sue svariate forme. C’è l’amore che serve a creare e costruire il nuovo rapporto tra genitore e figlio/a, che non è innato, e che ha volte ha bisogno di tempo e fiducia per crescere e rafforzarsi. 

C’è l’amore che serve alla coppia, se ad adottare è una coppia, per affrontare le difficoltà dell’adozione. Il processo è lungo, invadente, e fa riflettere su aspetti della vita a volte difficili da esternare. È un percorso che fa crescere, che mette alla prova, e che mette spesso testa la tua pazienza. Quando ad affrontarlo si è in coppia diventa importante restare uniti e ricordarsi sempre che adottare è una scelta presa insieme. E questa complicità diventa poi la base per affrontare i problemi del post-adozione, da quelli semplici come i capricci, a quelli più seri magari legati a problemi comportamentali, educativi o di salute.

“A” potrebbe anche essere per affetto, provato per tutte quelle persone che si incontrano durante il cammino di adozione, oppure allegria perché ne arriva tanta, attesa, aspettativa, accettazione, accoglienza, addio, o abuso.

D: dolore

In adozione c’è tanto amore quanto dolore. Dolore è spesso un sentimento familiare ai bambini che sono stati adottati, bambini che fin dalla tenera età hanno dovuto affrontare difficoltà a volte troppo grandi per essere discusse o spiegate. Dolore per essere stati lasciati, dolore per aver perso i contatti con quello che era familiare, magari aver cambiato scuola, amici o nazione. Dolore per quello che hanno vissuto che, attraverso memorie più o meno coscienti, rimane dentro di loro.

Ma dolore anche per coloro che hanno adottato, per quello che hanno provato conoscendo la storia del loro bimbo/a, per un processo di adozione lungo e complicato che li ha messi duramente alla prova, o perché, come me, si sono scontrati con la burocrazia ed hanno dovuto rinunciare ad adottare qualcuno che già sentivano parte della propria famiglia.

O: origini

Questo è sicuramente un grosso ed importante capitolo dell’adozione. Molti ragazzi ed adulti che sono stati adottati parlano di un vuoto dentro che devono colmare. Un vuoto che, mi dicono, da sempre li accompagna e che devono investigare e risolvere per essere in grado formare una loro identità. Questo vuoto è legato alla necessità di sapere e capire le loro origini, da dove vengono, la loro storia di vissuto personale, chi sono i loro genitori biologici, perché sono stati abbandonati, se hanno fratelli e sorelle, dove sono e come stanno.

Noi genitori adottivi abbiamo il compito importante di facilitare e assecondare questa ricerca delle origini. Dobbiamo farlo in maniera che sia sicuro per i nostri bambini, attraverso modalità appropriate all’età e comprensione, e sempre con sincerità e serenità. Dobbiamo quindi rispondere alle loro domande, condividere informazioni, facilitare ricerche e comunicazioni (attraverso enti autorizzati) e mostrare fotografie e lettere se ne abbiamo. Aiutare i nostri figli in questa ricerca delle origini non significa perderli o allontanarli, ma aiutarli a percorrere un cammino che può rivelarsi difficile, ma che infine li aiuterà a crescere sicuri in se stessi, in noi, e in altri affetti che formeranno nella loro vita.

Z: zigzag

Il percorso che porta all’adozione è molto simile ad una corsa sulle montagne russe. Parte graduale e dolce, poi inizia la salita, faticosa e lenta, un breve attimo di respiro, e poi il vuoto, la velocità, un giro sottosopra, una nuova salita ed un altra discesa. Quando finisce la corsa sei felice e terrorizzato contemporaneamente, l’adrenalina è alle stelle, e lo stomaco è sottosopra. Ma sei pronto a risalire per un nuovo giro.

E questo è quello che per me rappresenta l’adozione: è un constante zigzagare tra momenti molto diversi tra loro, che spesso mi lasciano senza respiro per gioia, rabbia, dolore o estasi. All’inizio c’erano i documenti, i tribunali, gli assistenti sociali, gli incontri con gli psicologi. Poi l’attesa, corta o lunga, ma sempre snervante. Infine, come un fulmine a ciel sereno, la felicità e paura provata il giorno in cui ho incontrato per la prima volta mio figlio. Da lì in poi la vita è diventa un gioco di equilibrio tra sorrisi, pianti, baci, calci, scuola, amicizie, rabbia, domande, vittorie e sconfitte che so mi seguiranno per il resto della mia vita. 

I: impegno

Tutti i genitori devono impegnarsi nell’aiutare i lori figli a crescere, ma a volte i genitori adottivi devono avere un pochino più impegno, costanza e pazienza. Dobbiamo impegnarci a non prendere comportamenti e parole dette dai nostri figli in maniera personale. Per esempio, tutti i bambini ad un certo punto della loro vita urlano in preda alla rabbia “tu non sei la mia vera mamma”, e come genitore adottivo questo può ferirci e farci dubitare di noi stessi.

Dobbiamo impegnarci per capire le dinamiche dietro certi comportamenti difficili, come reazioni aggressive o atteggiamenti estremi, oppure impegnarci ad accettare che nei nostri figli a volte coesistono sentimenti opposti come ansia da separazione e costante voglia di rimanere soli, voglia di creare nuove relazioni affettive e diffidenza, incredibile passione e totale apatia. I nostri figli ci metteranno alla prova perché hanno bisogno di sapere che ci saremo sempre, e testeranno la nostra pazienza fino a farci dubitare di essere buoni genitori. Ed è proprio quello il momento in cui dobbiamo tenere duro, credere in loro ed in noi stessi, e nella certezza che le cose andranno meglio. 

O: onestà

Onestà è essenziale per diffondere una giusta cultura dell’adozione. Molte delle persone con cui ho parlato conoscono l’adozione per sentito dire, per luoghi comuni, o per fatti di cronaca visti in TV. Ci sono molto preconcetti che si sono erroneamente diffusi, e senza un dialogo onesto e sincero, le motivazioni che portano all’adozione, così come l’opinione verso i bambini che sono stati adottati, saranno sempre circondate da un alone negativo.   

In uno studio fatto nel 2018 dall’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano emerge che la maggior parte della popolazione conosce l’adozione per sentito dire, soprattutto via social o televisione. Associa il termine a coppie eterosessuali, sposate, benestanti e senza figli. Spesso le famiglie adottive vengono descritte come coppie impegnate nel sociale e religiose. Raramente in questo studio vengono identificate come coppie adottive famiglie con figli biologici, single, o dello stesso sesso. Questo studio sottolinea inoltre quanto la maggior parte persone che hanno partecipato prediliga i rapporti di sangue e la somiglianza fisica nel descrivere la famiglia, e sia restia al concetto di una famiglia multiculturale e multietnica.

È quindi fondamentale facilitare un dialogo onesto, che aiuti a promuovere una sensibilizzazione sociale ed una cultura di accoglienza, mirato ad eliminare i preconcetti legati all’adozione e ad abbattere comportamenti discriminatori e denigratori.

N: naturale

Nelle parole che scegliamo e nei modi di dire, è racchiuso quello che pensiamo. Scegliere le parole giuste per descrivere qualcosa o qualcuno fa una grossa differenza, le parole possono infatti amareggiare oppure gratificare. Spesso sento usare termini che feriscono quando si parla di adozione. Vengono usati senza cattiveria e senza malizia, ma non per questo risultano essere meno negativi ed offensivi.

Uno dei termini che viene usato in maniera scorretta è senza dubbio la parola naturale. Innumerevoli volte mi è stato domandato chi sono i genitori naturali di mio figlio. A volte naturali è usato in concomitanza con veri. Questa terminologia è negativa e ferisce perché implica che io non sia una mamma vera o naturale. Ma, senza ombra di dubbio, io e mio marito, così come ogni altra famiglia che ha adottato, siamo una famiglia vera ed il legame con nostro figlio è certamente naturale. Quello che non siamo è genitori biologici, e di loro è lecito chiedere.

Quando pensate ad adozione, quali sono le prime 3 parole che vi vengono in mente?
E: eccetera

Ci sono così tanti aspetti dell’adozione che si potrebbero spiegare e raccontare, forse troppi per essere inclusi nelle 8 lettere della sola parola adozione.

Vorrei ringraziare tutte coloro che hanno accolto il mio appello online, rispondendo alla domanda “quando pensate ad adozione, quali sono le prime 3 parole che vi vengono in mente?” e dandomi spunti di riflessione e confronto.

Di seguito, alcune delle parole che mi sono state suggerite online:

amore, flessibilità, pazienza, accoglienza, rispetto, disponibilità, dualità, dono, multiculturalità, accettazione, dolore, felicità, attesa, magia, meraviglia, armonia, fallimento.

Ora porgo a tutti voi la stessa domanda: cos’è l’adozione per voi? Non vedo l’ora di leggere le vostre risposte nei commenti sottostanti.