Da quando abbiamo saputo della nascita di Liz, la sorella di nostro figlio Ben, la nostra vita è stata un susseguirsi di grandi speranze e profonde delusioni.

Inizialmente sembrava potessimo adottarla senza grossi ostacoli burocratici, poi la situazione si è complicata. Le notizie che giungevano dall’Inghilterra sul processo da seguire erano infatti molto contrastanti da quelle che, con estrema fatica, riuscivamo ad acquisire qui in Italia. 

Quando due anni fa siamo ritornati in Italia dopo vent’anni di vita in Inghilterra, abbiamo considerato l’eventualità che potessimo trovarci in questa situazione. Sapevamo sarebbe stato complicato, ma non abbiamo mai pensato potesse essere impossibile.  

Ed invece eccoci qui. Non possiamo adottare Liz nel Regno Unito perché non viviamo più lì, ma non possiamo adottarla dall’Italia come internazionale perché il Regno Unito non è nella lista dei paesi con Enti autorizzati. Non è una adozione speciale perché non ci sono motivi di salute, incolumità, o altre urgenze. Logicamente non è  un’adozione nazionale. Ma cos’è allora?

Per mesi non siamo riusciti ad avere risposte certe. Le indicazioni dal Regno Unito sono state frammentarie e molto rigide sulle brevi tempistiche, improponibili per l’Italia. A causa dell’emergenza Covid-19, in Italia difficilmente abbiamo ottenuto informazioni attendibili e nessuno sapeva come muoversi. Quante volte ho sentito dirmi “una situazione inusuale signora, non saprei cosa consigliarle”.

Ho scritto e telefonato al Tribunale dei Minori mille volte, ma non ho mai ricevuto una risposta. Ci siamo sentiti molto isolati e persi nei meandri della complicata burocrazia italiana dove nulla sembra mai essere semplice e chiaro.

E così, un giorno tutto sembrava semplice e fattibile, ed il successivo impossibile. I nostri cuori si riempivano di speranza e gioia, solo per poi essere lasciati dolenti ed asciutti davanti al successivo imprevisto.

In un continuo tira e molla di tra Italia e UK, abbiamo sentito tutti i si e tutti i no, tutte le ragioni, tutti i perché, in una lunga conversazione internazionale che sembrava non soffermarsi mai troppo a lungo su di una presa di posizione.

E poi il NO definitivo da parte del Regni Unito.

Emotivamente è stato stressante sia per me che per mio marito Diego e, quando a maggio i servizi sociali inglesi hanno comunicato che avrebbero cercato una famiglia adottiva sul loro territorio, abbiamo tirato un sospiro di sollievo.

Sembra brutto da dire, ma l’incertezza in cui abbiamo vissuto per sei mesi, le speranze infrante, il programmare per poi cancellare, stava prendendo il sopravvento su molti aspetti della nostra vita e stava piano piano logorando i nostri spiriti.  

E così, a malincuore, ci siamo arresi a perdere Liz, e non vederla crescere con noi e con Ben. Abbiamo accettato quella decisione che ci veniva imposta, nella certezza di aver provato tutto il possibile, e a volte anche un po’ di impossibile. 

Gli ultimi mesi sono stati un susseguirsi di gioie che si trasformavano in dolore, di speranze poi infrante, e di possibilità che mai diventavano realtà.

Poi, qualche giorno fa, completamente inaspettata, abbiamo ricevuto una telefonata dai servizi sociali inglesi con una nuova possibile soluzione per poter includere Liz nel nostro nucleo famigliare. 

Come per fato, tutto si è messo in moto. Telefoni che fino a quel giorno avevano suonato a vuoto, ora rispondevano. Email che pensavo aver mandato nel nulla, venivano lette. Perfino il Tribunale dei Minori in Italia ha risposto al telefono, e mi ha poi ricontattata per chiarire il processo e consigliare come destreggiarsi nella confusione di questa inusuale situazione.

Ed eccoci qui oggi. Di nuovo a sperare, a sognare, ad immaginare la nostra famiglia crescere. Nella nostra mente già vediamo Ben e Liz crescere insieme, fratelli riuniti, quando ogni altro rapporto di sangue è andato perso. 

Non sono responsabile per il passato di questi due bambini, non posso cambiarlo, e non posso cancellarlo. Ma posso battermi per loro, difenderli, e dare loro una voce. Forse non sarà molto, ma quello che posso garantire è che farò del mio meglio per rendere l’uno parte della vita dell’altro.

Non sappiamo cosa ci riserva il futuro, non sappiamo se riusciremo a portare Liz a casa, o se saremo di nuovo vittime delle nostre stesse speranze. Quello che sappiamo è che il nostro impegno è indiscusso e i nostri cuori pieni di amore, e che comunque vada, Liz in noi avrà per sempre una famiglia sulla quale contare. 

Avete vissuto un percorso di adozione inusuale e complesso? Come è stato? Come vi siete sentiti? Lasciatemi un commento qui sotto, oppure contattatemi per pubbicare la vostra storia nella sezione Oggi Ospite