Le relazioni emotive tra bambini e genitori costruiscono il loro cervello. E quando scrivo costruiscono, mi riferisco esattamente alla forma del cervello e a come funziona.
Forse può sembrare un po’ tecnico, ma capire come il cervello si sviluppa ed impara a funzionare è stata una rivelazione per me. Per la prima volta, tutti quei termini usati nel mondo dell’adozione, hanno acquistato significato. Attaccamento, genitorialità terapeutica, base sicura, circolo della sicurezza, tutto aveva finalmente senso.
Il cervello in breve
Il cervello di un bambino è circa un terzo delle dimensioni di quello di un adulto, ma quasi tutte le sue cellule sono già formate da prima della nascita. Scienziati e studiosi hanno quindi pensato che il cervello, per operare, dovesse essere fatto da qualcosa di più solo cellule cerebrali.
Attraverso i progressi della scienza, si è scoperto che il nostro cervello, per funzionare, trasmette energia elettrica da una cellula cerebrale all’altra. Questa energia elettrica che collega le varie parti del cervello contiene delle vere e proprie istruzioni, dei messaggi, che ci permettono di pensare, agire e muovere.
Il nostro cervello si ricorda di tutte queste connessioni, e ricopre le connessioni più utilizzate con una sostanza chiamata mielina. La mielina isola la cellula nervosa e consente alla corrente di passare in modo più affidabile, rapido ed efficace.
Questi collegamenti ricoperti di mielina diventano i percorsi preferiti dal nostro cervello ogni volta che deve compiere un’azione, o rispondere ad uno stimolo.
Il cervello di un bambino contiene pochissime connessioni tra cellule cerebrali, e pochissima mielina, e funziona quindi molto più lentamente di un cervello adulto. Via via che i bambini acquisiscono nuove esperienza di vita, i loro cervelli iniziano a sviluppare queste connessioni, e a produrre percorsi preferenziali.
Durante il primo anno di vita, il cervello di un bambini raddoppia in dimensione e sviluppa miliardi di connessioni tra cellule che diventeranno via a via più veloci ed efficienti nel rispondere. Più le risposte alle esperienze si ripetono in maniera costante, più la produzione di mielina si intensifica. I bambini iniziano quindi a creare dei veri e propri schemi mentali che determineranno le loro abilità socio-cognitive ed emotive.
Il ruolo dei genitori
Nel prendersi cura dei loro bambini, e quindi nel formare un attaccamento positivo, i genitori contribuiscono in maniera significativa alla formazione delle connessioni cerebrali nel cervello dei loro bambini.
Ma cosa succede se questa relazione di attaccamento tra genitori e figli è precaria, inesistente, o interrotta?
Le connessioni positive già formate si interrompono, e vengono sostituite da nuove connessioni basate su emozioni distruttive come la paura. Queste connessioni sono primordiali, istintive, e molto forti perché mirate unicamente a garantire la sopravvivenza della specie.
Quando abusi e violenze si ripetono nel tempo, vanno a formare nuovi percorsi preferenziali tra neuroni, causando connessioni imprevedibili che posso portare ad una sensibilità maggiore verso queste emozioni oppure alla totale apatia.
Queste connessioni causano problemi emotivi e comportamentali tra cui iperattività, impulsività, aggressività, distrazione, problemi del sonno, difficoltà di apprendimento, atteggiamenti di sfida, e ansia. Questi comportamenti sono molto comuni in bambini che sono stati trascurati o hanno subito violenze fisiche o psicologiche.
Anche dopo un inizio difficile, è però possibile intervenire terapeuticamente per migliorare la situazione. Una genitorialità terapeutica basata sui principi di attaccamento può infatti aiutare a ri-programmare queste connessioni basate sulla paura e a crearne di nuove.
E’ importante sottolineare che questo è un processo lungo e impegnativo, ma nel tempo la formazione di nuove connessioni cerebrali aiuterà il bambino a sentirsi più sereno e quindi capace di raggiungere il suo potenziale cognitivo e sviluppare sane relazioni emotive.