In questi giorni di reclusione, ho un sacco di tempo a disposizione per leggere, e questa settimana è stato il turno di The Martian Child dello scrittore statunitense David Gerrold. Dopo aver letto un sacco libri impegnativi sull’adozione, è stato un piacere trovare un romanzo di facile lettura, e meno impegnativo, sullo stesso argomento. 

Questo libro probabilmente non apparirà mai nell’elenco delle letture consigliate dai vostri assistenti sociali, tuttavia l’autore riesce a catturare molte delle realtà dell’adozione, e a spiegarle in maniera semplice e facilmente comprensibile.

Consigliato se:

Stai cercando un buon romanzo sul tema dell’adozione, o se stai per iniziare il tuo viaggio nel mondo dell’adozione.

Trama:

Questo romanzo è ispirato alla vita dell’autore, e alla sua esperienza di papà adottivo di un bambino di 8 anni.

Il libro parla di Dennis, un ragazzino insolito che ha trascorso tutta la sua vita in affido, e David, uno scrittore di fantascienza, single e gay, che decide di adottarlo.

Non è un caso che il padre della storia condivida lo stesso nome dell’autore e, leggendo questo libro, è chiaro quanto il libro sia autobiografico. Sebbene il figlio dell’autore non abbia mai affermato di essere un marziano, l’idea di appartenere ad un altro pianeta funziona bene come metafora per spiegare la complessità dell’adozione e dell’affido.

Dennis è un bambino maltrattato, abbandonato, che manifesta sintomi di iperattività. È proprio a causa di questa diagnosi e dei comportamenti che ne derivano, che Dennis rimane intrappolato nel sistema e non riesce a trovare una famiglia che sia in grado di prendersi cura di lui.

David è uno scrittore, lunatico e solitario, pronto alla paternità che, consultando le schede di bambini adottabili, si innamora immediatamente di Dennis. Dopo una serie di problemi burocratici, David riesce ad ottenerne l’affido. Durante il periodo pre-adottivo però David fatica a capire e gestire i comportamenti erratici di Dennis, e rischia che l’adozione venga annullata. 

In questo libro, l’autore condivide molte delle sue opinioni su valore della famiglia e dell’adozione, e cattura esattamente come ci si sente ad affrontare un processo di adozione che a volte può sembrare lungo, snervate, e pieno di imprevisti. 

L’autore sembra avere una buona comprensione del vero scopo dell’adozione, e scrive:

Family building has to be a choice. The commitment has to come from both sides. Otherwise, it’s just another placement.

(Creare una famiglia deve essere una scelta. L’impegno deve venire da entrambe le parti. Altrimenti, è solo un altro affido.)

Il bambino marziano: un’ottimo libro per intavolare una discussione sul tema dell’adozione.

Film:

Il libro è stato trasformato in un film nel 2007 intitolato Martian Child – Un bambino da amare, per la regia di Menno Meyjes, ed interpretato da John Cusack (David) e da Bobby Coleman (Dennis).

Nel film il padre non è gay, né single, ma un uomo che diventa vedovo proprio mentre, con la moglie sta cercando di adottare un bambino. Personalmente non capisco perché cambiare la storia personale di David, anche se il fatto che sia gay non ha alcun impatto reale sulla storia, giustamente.

Il film mi é piaciuto molto, e gli attori sono straordinari.

Penso che il film possa fornire un’ottimo spunto per intavolare una discussione sul tema dell’adozione, sopratutto con persone estranee al processo, ma interessate a capirne la complessità e precarietà.

Cosa mi è piaciuto:

  • Non idealizza l’adozione.
  • È colloquiale, facile da leggere e molto simpatico.
  • Ci molti riferimenti ai sentimenti e alle ansie provati da molte persone, me inclusa,  durante il processo di adozione.
  • Condivido molte delle opinioni e le riflessioni fatte dall’autore sul tema dell’adozione.

Cosa non mi è piaciuto:

  • La copertina del libro, almeno nella versione inglese che ho letto io, mostra i due personaggi principali del cast del film. L’ho trovato fastidioso in quanto preferisco immaginare che aspetto hanno i personaggi, o come parlano, senza essere condizionata dagli attori che li rappresentano.
  • La struttura del libro diventa un po confusa subito dopo la metà, anche se migliora molto prima della fine. Quella parte del libro sembra quasi un diario personale, e non si lega armoniosamente al tono del resto del romanzo.
  • I capitoli molto brevi incentrati sulla vita tipica di uno scrittore sembrano essere in strano contrasto con il resto della storia.

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