Siamo confinati a casa da oltre un mese. Io e Ben siamo sempre insieme, quasi 24 ore su 24. La maggior parte dei giorni scorre tranquillo, in una nuova routine senza scuola, uscite, amici e gite al lago.
E poi ci sono i giorni che non finiscono mai, quelli in cui Ben è ingestibile, i giorni in cui diventa aggressivo, e non riesce a gestire la sua rabbia.
Forse, alla sua età, è più che normale non aver pieno controllo delle proprie emozioni. Forse, a 6 anni, è comune usare l’aggressività come reazione a frustrazione e a forti sentimenti. Forse Ben perde il controllo, e non sa come riacquistarlo.
È facile etichettare un bambino quando il suo comportamento sembra estremo – ADHD, SPD, RAD, FASD – e questo sembra succedere molto spesso se il bambino in questione è adottato.
Credo che non possiamo cambiare i nostri figli, nella migliore delle ipotesi possiamo insegnare loro un comportamento positivo, possiamo dar loro il buon esempio, e aiutarli ad acquisire le capacità per autoregolarsi.
Esistono molte teorie diverse su come educare un bambino. Io e Diego abbiamo scelto di seguire i principi di Therapeutic Parenting.
Therapeutic Parenting è uno stile educativo che si basa sul creare un rapporto emotivo con il bambino fondato sui principi dell’attaccamento, così che il bambino possa sentirsi sicuro e protetto, e quindi in grado di creare sane relazioni affettive.
Esiste un’ampia letteratura che parla di Therapeutic Parenting, come per esempio Therapeutic Parenting in a Nutshell (Sarah Naish), The Unofficial Guide to Adoptive Parenting (Sally Donovan), No Bad Kids – Toddler Discipline Without Shame (Janet Lansbury), Parenting the Hurt Child (Gregory Keck), ma questi libri sono disponibili solo in lingua inglese, e non sono ancora stati tradotti in lingua italiana. È un metodologia educativa molto diffusa in Inghilterra, in particolare tra le famiglie adottive, ma non sembra assersi diffusa qui in Italia.
Il libro The Connected Child della dott.ssa Karyn Purvis è un testo classico incentrato su Therapeutic Parenting. Oltre alla spiegazione dalla teoria e di come applicarla, nelle sue pagine si possono trovare semplici consigli utili per gestire comportamenti estremi. Suggerisce per esempio che iperattività, sbalzi di umore e aggressività possono essere gestiti con attività fisica, molta acqua e cibo ogni due ore.
Il motivo per cui questi consigli funzionano va ben oltre la mia comprensione – qualcosa a che fare con i neurorecettori cerebrali e il rilascio di ormoni – ma per fortuna non è necessario capirne la scienza per trarne i benefici.
Attività fisica
Tutto ciò che fa muovere i bambini, fa miracoli per indirizzare la loro energia in eccesso in qualcosa di divertente e non distruttivo. Nascondino è uno dei giochi preferiti da Ben al momento, ma anche correre, giocare a palla, saltare, rincorrersi sono giochi perfetti a questo scopo.
Non parlo di una sessione di allenamento da 45 minuti, ma di un inseguimento energetico della durata di due minuti in giro per casa. Parlo di attività semplici, alla portata di tutti, che possono però cambiare radicalmente l’umore di un bambino, e trasformare la sua aggressività in cooperazione.
Molta d’acqua
La disidratazione può innescare un lungo elenco di effetti collaterali, che includono il comportamento irrazionale, la rabbia, la perdita di controllo, e persino convulsioni.
Spesso i bambini non si rendono conto di essere disidratati, in particolare quelli più piccoli, e quindi è importante che noi genitori e adulti ricordiamo loro di bere spesso. È utile tenere bottiglie in giro per casa, e prendere l’abitudine di farli bere a piccoli sorsi e molto spesso.
Tutti i bambini hanno bisogno di acqua per regolare il loro stato emotivo e il loro comportamento. ma questo vale ancora di più per bambini che sono stati trascurati.
Solo una nota di cautela: “i bambini hanno bisogno di acqua” non è un altro modo di dire “i bambini hanno bisogno di tutto ciò che viene in forma liquida”. Per acqua si intende acqua. Soda, bevande zuccherate, bevande contenenti caffeina, e bevande gassate, aumentano la disidratazione, rovinano i denti e danno dipendenza.
Cibo ogni due ore
Ho smesso di usare l’espressione “sto morendo di fame” quando mi sono avvicinata al mondo dell’adozione e dell’affido. Ciò che la gente intende dire con “sto morendo di fame” è in realtà “Ambrogio ho un leggero languorino” come nella famosa pubblicità, ma per bambini che sono stati trascurati, avere fame è un problema molto diverso.
È bene ricordare che tutti noi funzioniamo allo stesso modo. Quando non mangiamo per qualche ora, il nostro corpo segnala al cervello che qualcosa non va, e ha bisogno della nostra immediata attenzione. Inizialmente è solo un semplice suggerimento, quel senso di languorino, ma poi aumenta di intensità, fino a diventare una priorità assoluta.
Molto bambini adottati arrivano da case in cui il cibo scarseggiava, in cui non erano certi quando avrebbero avuto il prossimo pasto. Questi bambini hanno imparato fin da molto piccoli cos’è la fame, quella vera.
In questo contesto, è molto semplice capire come la regola delle due ore si applichi a loro: non dovrebbero mai più soffrire la fame, o preoccuparsi di morire per questo.
Il senso di fame non ha nemmeno bisogno di essere cosciente, infatti spesso è inconscio, ed anche i bambini che hanno subito denutrizione nell’utero o nei primi anni di vita hanno le stesse estreme reazioni.
Per i bambini questi segnali inconsci possono essere fonte di distrazione, ma per bambini che sono stati trascurati, questi segnali possono far riaffiorare ricordi passati. Con l’aumentare della fame aumenta anche l’ansia, ma ad un ritmo molto più veloce, fino a quando l’ansia diventa paura, e la paura provoca un crollo emotivo che spesso sfocia in aggressività.
Conclusione
I consigli di Therapeutic Parenting forniti dalla dott.ssa Purvis per tenere sotto controllo l’ansia e l’aggressività sono semplici: cibo ogni due ore, molta acqua ed esercizio fisico.
Alla dott.ssa Purvis piaceva usare l’espressione “there is nothing new under this sun”. È una citazione biblica che si traduce “non v’è nulla di nuovo sotto il sole” (Ecclesiaste 1:9-18). Usava questa frase per spiegare come molti dei principi di Therapeutic Parenting derivassero dalla saggezza pratica delle generazioni passate, combinata con i risultati della ricerca in campo di psicologia dello sviluppo infantile degli ultimi 50 anni.
Tutte queste misure sono finalizzate ad evitare o contenere situazioni ingestibili, aiutare i più piccoli a mantenere il controllo di se stessi, ed imparare a crescere in sicurezza.
Spesso questi problemi comportamentali vengono gestiti con farmaci, come per esempio il Ritalin. Ma se l’attività fisica, l’acqua e il cibo possono aiutare mio figlio a stare lontano da cocktail di medicine, allora io sarò il suo allenatore fino a quando sarò in grado di stare in piedi, insisterò che beva acqua fino a quando non avrò più voce per farlo, e lo inseguirò con il cibo ogni due ore come facevano le nonne quando ero piccola.
Stai pensando di acquistare questo libro o film da Amazon?
Clicca sulle immagini per acquistare la tua copia ed aiutare questo blog a sopravvivere. Non ci costi aggiuntivi per te!
NOTA: questi testi sono in lingua inglese.