Appena abbiamo saputo della nascita di Liz, la sorella biologica di nostro figlio Ben, abbiamo cercato di metterci in contatto con i servizi sociali inglesi. Se avessimo abitato ancora lì, sarebbe stato un gioco da ragazzi. Sarebbe bastata una telefonata, oppure una visita all’ufficio adozioni, ma un anna fa siamo tornati a vivere in Italia, ed ora tutto è molto più complicato.
Abbiamo sempre saputo che c’era un’alta possibilità che bio mamma e papà potessero avere un altro figlio, e abbiamo sempre saputo che tornare in Italia avrebbe rappresentato un grosso ostacolo per una possibile adozione. Quello che non potevamo prevedere è che sarebbe successo nel bel mezzo di una epidemia globale.
Ora siamo forzati in casa, con le frontiere chiuse, e la preoccupazione di perdere traccia di Liz.
Abbiamo saputo di Liz poco prima della diffusione del Coronavirus, e abbiamo subito chiamato i servizi sociali inglesi senza però arrivare a nessun risultato concreto. Solo tanta confusione, e nessuna risposta.
L’Inghilterra non mi è mai sembrata così lontana, e la distanza fisica tra noi e Liz mi sembra un vuoto immenso.
Dopo un numero imprecisato di email e qualche telefonata al centralino dell’ufficio adozioni, siamo finalmente riusciti ad entrare in contatto con l’assistente sociale di Liz. Speravo di conoscerla dall’adozione di Ben, come se questo potesse darmi qualche tipo di vantaggio, ma il nome mi era completamente sconosciuto.
Ci siamo scambiate qualche email, tutte molto educate, ma anche molto fredde. Nessuno delle due parti si voleva, o poteva, sbilanciare: noi restii a spiegare da quali fonti prendevamo le nostre informazioni, e loro riluttanti a darci più informazioni di quelle che già avevamo.
Quando questo canale di comunicazione si stava per chiudere, forse perché eravamo giunti ad un punto di stallo, ho deciso di mettere in tavolo tutte le mie carte ed essere il più umile e sincera possibile:
Gent. Sig.ra Assistente Sociale,
É importante che lei sappia che le informazioni che abbiamo su Liz e la sua famiglia bio provengono da quanto condiviso pubblicamente dai genitori su Facebook. Abbiamo sempre tentato di tenerci informati su quello che succede ai genitori bio di Ben, per poter rispondere a domande che potrebbe avere in futuro.
É per noi molto difficile trovare le parole giuste per spiegare a nostro figlio della nascita di sua sorella, senza sapere quali sono le decisioni che verranno prese per il suo futuro.
Sappiamo che il piano per il futuro di Liz non è ancora chiaro, e comprendiamo la necessità di proteggere la privacy sia di Liz che della sua famiglia bio.
Saremmo grati per qualsiasi informazione possiate darci.
Infine, nel caso il piano per Liz fosse l’adozione, vorremmo essere considerati come potenziale famiglia adottiva.
Quello è stato il punto di svolta, il momento in cui l’assistente sociale ci ha chiesto se eravamo disponibili ad una telefonata per parlare di Liz, e di quelle che erano le nostre intenzioni.
Il pomeriggio delle telefonata ero nervosa, agitata come lo ero il giorno della maturità, come se tutto il mio futuro, e non solo mio, dipendesse esclusivamente da quella telefonata.
Poi il telefono è squillato e tutta l’ansia si è sciolta, volatilizzata.
Abbiamo parlato per un’ora abbondante, in inglese logicamente. Erano passati mesi dall’ultima volta che avevo parlato inglese con un adulto, e mi sono sentita impacciata per i primi cinque interminabili minuti. Si è parlato di noi e della nostra situazione, di Ben e di quanto sarebbe felice di crescere con una sorella, di quando vorremmo che questa bambina facesse parte della nostra famiglia, e di quanto io e mio marito Diego siamo già emotivamente coinvolti.
Gli assistenti sociali ci hanno raccontato di bio mamma e papà, della loro situazione e del perché non sono in grado di prendersi cura di Liz. Ci hanno detto di Liz, di dove si trova adesso, di quando è nata, della sua salute, e di come sta crescendo.
Anche nel mezzo di una epidemia, gli assistenti sociali dovranno decidere a chi affidare questa magnifica bambina.
Era chiaro a tutti che questa adozione sarebbe stata difficile fin dall’inizio, ma al telefono gli assistenti sociali ci sono sembrati aperti all’idea di un’adozione internazionale. Spero che questo virus possa solo rallantare una decisione.
Ora che anche l’Inghilterra è in quarantena, ciò che temiamo di più è che il diffondersi del virus possa escluderci dalla lista dei potenziali candidati.
In queste lunghe giornate costretti a casa aspettiamo una risposta, fiduciosi, sperando che la scelta ricadrà su di noi, e sognando del giorno in cui abbracceremo Liz per la prima volta.