Maria Rita è l’autrice di questo articolo pubblicato nella nostra rubrica Oggi Ospite. Il tema trattato è molto delicato, importante e purtroppo ancora molto poco regolato in ambito di adozioni.
Buona lettura, Laura XX
Chi è la protagonista di Oggi Ospite?
Maria Rita è un’assistente sociale, lavora nel campo sanitario da anni. E’ giornalista, pubblicista, ha pubblicato racconti per l’infanzia e narrativa. Ha lavorato per varie testate giornalistiche. Recentemente ha pubblicato articoli relativi all’adozione e alla ricerca delle origini biologiche.
Cosa ci ha detto di lei
Sono stata adottata da piccola e non conosco le mie origini. Felice di essere la donna che sono diventata con lo sguardo rivolto sempre alla ricerca delle origini biologiche.
Oltre il confine dell’adozione: il diritto alla conoscenza delle origini biologiche
Che l’adozione sia un grande atto d’amore nei confronti di una persona dichiarata in stato di adottabilità, un’importantissima scelta di vita, nella stragrande maggioranza dei casi, è fuori discussione. Chi sceglie di essere genitore adottivo, infatti, sa quanto la sua presenza nella vita di un figlio sia fondamentale e quanto il ruolo di genitore sia impegnativo.
Un genitore adottivo ama, lotta, spera, condivide, sogna, crede tanto quanto un genitore naturale. Senza nessuna differenza, nessuna preclusione. Perche i figli, ribadiamo ancora una volta, appartengono a chi li vive giorno dopo giorno, esperienza dopo esperienza in un cammino dal quale originano legami.
Legami sentimentali indissolubili fatti di vissuti concreti, reali che nascono da continue conferme e continue scelte d’amore. Il prendersi cura ed il dedicarsi anima e corpo all’altro, al di là del sesso, del colore, dell’aspetto esteriore e del pensiero. Tutto ciò genera appartenenza in una maniera del tutto spontanea e naturale ed è destinata a connotare la vita. La vita di chi, accolto in un contesto familiare, ne appartiene con tutte le dinamiche positive/negative che gli sono proprie.
Tutto ciò non prescinde dal legame con il genitore biologico. Il legame biologico è tale e rimane tale in quel patrimonio ereditario importantissimo del quale conserverà per sempre il colore degli occhi, della pelle, dei capelli, della vulnerabilità, ecc . Tutti i condizionamenti educativi, sociali, culturali, formativi, invece, appartengono alla famiglia adottiva. La persona è il risultato di tutte queste componenti.
L’amore di una persona non riconosciuta alla nascita verso il proprio genitore adottivo è quello che sperimenta giorno dopo giorno, gioia dopo gioia, sofferenza dopo sofferenza con il bagaglio meraviglioso di ricordi, desideri e sogni. E sarà sempre così, così come rimarrà immutata, nel tempo, la sua necessità di risalire alle proprie origini. Un bisogno fondamentale dal quale non può e non deve prescindere perché prorio, insostituibile, inalienabile. Una negazione che non può essere accettata, in quanto a nessuno, proprio a nessuno si può negare il riconoscimento di un’appartenenza naturale in un’ identificazione completa della propria individualità e realizzazione.
È il diritto di ogni essere umano, la dignità della propria identità e come tale va tutelata, rilevata nell’acquisizione e nel raggiungimento del benessere e dell’equilibrio psico fisico. Tra i diritti umani non va trascurato, dunque, quello dell’identità individuale in tutte le sue forme ed espressioni. Ci preme, richiamare all’attenzione dei legislatori, questo bisogno irrinunciabile dell’individuo.
Il silenzio, in tal senso, legato ad un freddo anonimato, è lesivo del normale sviluppo e dell’affermazione dell’equilibrio della personalità. E anche se gli ultimi passi in tal senso, con la Sentenza 278/13 della Corte Costituzionale relativa alle Disposizioni in materia di accesso alle proprie origini biologiche, hanno accorciato un po’ le distanze creando dei ponti possibili tra un figlio abbandonato e una madre che non consente di essere nominata, permettendo a quest’ultima, una volta di essere interpellata, di sciogliere l’anonimato, mi sembra, francamente, troppo lontano dalla tutela di una persona lasciata alla nascita.
Occorre intraprendere un percorso legislativo che consenta a persone non volute, di poter ricostruire se stesse attraverso l’accesso a dati personali importanti in maniera possibile e non attraverso il filtro delle ipotesi e delle lungaggini burocratiche.
Attenzione! Parliamo di dati personali che contengono preziosi tasselli di un patrimonio biologico che a nessuno, proprio a nessuno, deve essere negato! La fruibilità di informazioni, nel rispetto di scelte di vita di persone deve diventare possibile, pur continuando a tutelare rigidi anonimati. Scelte discutibili o meno, non possono e non devono condizionare la vita di altre persone condannandole ad un silenzio troppo ingombrante. Una persona non può portare con sé, a vita, i segni di un rifiuto. Non è possibile al di là di tutto, ignorare le proprie radici, le appartenenze, la propria storia. Il riconoscimento inoltre, indispensabile per necessità di tipo sanitario, psicologico, sociale, non può prescindere dalle certezze nascoste, occultate da ragioni del tipo “non si possono/non si devono sapere”.
Non scherziamo! Badate bene, stiamo parlando di essere umani, sul “Chi sono e da dove vengo!”. Essere sordi rispetto ad una sfera così delicata, significa non rispettare l’essere umano e non garantirgli la dignità che merita.
Auspichiamo attenzione, sensibilizzazione nei confronti di un campo importante che va preso in considerazione nel rispetto e nella tutela dell’individuo in quanto tale.
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